Marco RoccabiancaAlla vigilia dell’attivazione del Fondo per le PMI, che in tempo di emergenza Covid-19 prevede la possibilità di farsi concedere prestiti fino a 25.000 Euro (e comunque fino a un massimo del 25% del fatturato dell’anno precedente) garantiti al 100% dallo Stato, il sistema bancario vive attimi di confusa preoccupazione.

Da un lato il presidente ABI Antonio Patuelli sottolinea come alle banche sia richiesto un “lavoro gigantesco”. Ai finanziamenti con garanzia totale riservati alle aziende più piccole si affiancano infatti quelli con garanzie variabili tra il 70% e il 90% destinati alle realtà produttive di maggiori dimensioni, mentre la SACE, ramo che assicura i prestiti per conto della Cassa Depositi e Prestiti, non ha ancora definito le linee guida e aggiornato i sistemi operativi utili a ricevere le domande che, va da sé sono attese a decine di migliaia.

Un quadro ulteriormente adombrato dalla solita burocrazia ‘all’italiana’, dal rischio concreto di dare la stura al riciclaggio selvaggio e alle problematiche sollevate dai sindacati dei bancari, preoccupati che le inadeguatezze possano mettere i dipendenti, tramite ultimo tra istituti e clientela, nella condizione di subire atti di violenza, siano essi fisici o verbali. Non va infatti dimenticato che la narrazione del Governo circa la semplicità di accesso al credito potrebbe aver instillato nei clienti l’idea di una concessione rapida e incondizionata degli importi richiesti.

Il Viminale assicura attenzione, ma appare ovvio che una messa in opera del sistema allo stato dell’arte potrebbe permettere ai clienti di avanzare le domande da remoto, evitando malumori e perdite di tempo.

© MGK Advisors & Consulting SA, da una rielaborazione dell’articolo di Laura Serafini, Il Sole 24 Ore, 19 aprile 2020.

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